Visualizzazione post con etichetta Storia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Storia. Mostra tutti i post

venerdì 20 agosto 2021

Autunno 2003. Khiva, Uzbekistan. Omaggio all'Algoritmo

 Da Strada bianca per i Monti del Cielo

« Sono a Khiva, Uzbekistan, e il Convitato di Pietra in caftano e turbante che sto cercando di fotografare è Muhammad ibn-Musa al-Khorizmi, colui che ha introdotto il termine al-jabr e di conseguenza è considerato il Padre dell'Algebra. Dal suo nome viene l'espressione algoritmo. 

Essendo nato a Khiva nel 780 dopo Cristo, è celebrato appena fuori della porta principale della città da quell'immane monumento, e io sono arrivato fin lì, ai margini del Deserto Rosso turchestano e poco lontano dallo scorrere dello storico Oxus (oggi Amu-Darya), proprio per rendere omaggio a lui. In un paio di miei romanzi di ambiente avventurosamente matematico ho addirittura chiamato al-Khorizmi un programma per computer che ne fa di tutti i colori. Con gli algoritmi, appunto.

Mentre mi aggiro così pieno di reverenza alla ricerca di una luce che non ferisca la pellicola come fa con i miei occhi, improvvisamente il mirino della macchina fotografica inquadra un enorme cartellone giallo che spicca alto nel cielo di fronte alle mura. Una mappa stradale, a prima vista. Ma di dimensioni smisurate.

Fotografato da tutte le parti al-Khorizmi con esiti che so già mediocri (come dai definizione al marmo nero sullo sfondo di un simile cielo?), mi avvio con il naso all'aria per andare a leggere la Mappa. E capisco finalmente perché sono in viaggio e come mai, dopo trentacinque anni di peregrinazioni, l'inconscio mi ha portato a Khiva.
Il cartellone giallo è la mappa dell'antichissimo reticolo di strade detto Via della Seta…
Like
Comment
Share

venerdì 6 agosto 2021

Le Meduse della Cisterna a Istanbul


Le due meduse nella Cisterna, Acquedotto di Giustiniano a Istanbul. Una sottosopra, l'altra di traverso fanno da base a due delle tantissime (+ di 300) colonne. Quella di sopra non l’avevo mai vista prima, soltanto l’altra, fotografata già nel 1993. Questo luogo magico lo avevo visitato soltanto allora, aperto da poco al pubblico. Sono bellissime



Hazara in Iran (2003)

Un himam hazara guida la sua piccola comunità di profughi in visita a Isfahan (primavera 2003). I "cattivi" iraniani sciiti ne avevano accolto (e mantenevano) 2 milioni in fuga dalle bestie talebane sunnite di Kabul. Poveri hazara, così belli e gentili. Afghani mongoli di lingua persiana e religione sciita: un groviglio di anacronismi

venerdì 7 febbraio 2020

A proposito di fake news sui cinesi…

Leggere le accorate lamentazioni di questi giorni sui danni provocati in prospettiva dal ridursi del numero dei turisti CINESI che verranno in Italia mi riempie di inquieti (divertiti, sdegnati?) ricordi.

Autunno 2010, appena tornato dal mio secondo viaggio in Tibet (ottavo in Cina) con discesa in Nepal, a un pranzo in una bellissima villa su un laghetto varesotto, racconto della straordinaria (ripeto "straordinaria") Strada dell'Amicizia che in un lampo porta da 5000 metri a 1300. Chi me l'ha fatto fare!

1) Un'assatanata ospite dei padroni di casa, mai vista prima e mai per fortuna rivista, si mette a urlare che sto mentendo, che quella strada è un tratturo, tenuto in condizioni vergognose dai sopraffattori cinesi per bloccare il Tibet. Ho un bel cercare di spiegarle che è vero: da Kathmandu al confine, in territorio nepalese, è un tratturo, perché evidentemente i poverissimi nepalesi hanno altre comprensibili priorità, ma dal confine di Kodari/Nyalam in su, fino a Lhasa e volendo a Pechino e Shanghai, è un biliardo, oltre che un molteplice miracolo di ingegneria. Niente da fare, sono il solito comunista accecato dall'ideologia e uno squallido mentitore al soldo della bieca Internazionale che mente sapendo di mentire. Tutti i commensali (tra di essi giornalisti e un ex proprietario di giornale) annuiscono convinti e mi guardano con espressioni di sdegnato rimprovero. Mai visto quella strada neanche al cinema, loro, ma amen.

2) Mi scappa di dire (di nuovo: chi me l'ha fatto fare!) che i cinesi che si possono permettere di viaggiare all'estero sono ormai valutati in 250 milioni (nel 2010), quindi da tenere d'occhio come potenziale per il nostro turismo.

Di nuovo, non lo avessi mai fatto. Vengo coperto di rinnovate, furibonde contumelie: sono accecato dall'ideologia, un falsario maoista (mai stato) eccetera. Ho capito che in quella casa di ex amici non sarò mai più invitato. Ci rimetto qualcosa? Io francamente no.

Chissà se adesso tutta quella strana gente, avida di fake news, si lamenta:

1) dell'esistenza appunto delle fake news

2) della presumibile diminuzione dell'afflusso di turisti cinesi in Italia, che magari affliggerà i LORO affari

Chi è il falsario?

lunedì 28 gennaio 2019

La Giornata della Memoria

Giornata della Memoria. Qui io con mio padre il 26 agosto 1943, in un posto terribile: Fossoli. Di lì a poco per migliaia di infelici ebrei quel luogo sarebbe diventato l’anticamera del campo di sterminio.

Si badi bene, noi NON siamo ebrei (non avrei niente in contrario ma non mi risulta). In quel momento Fossoli era  un campo di concentramento italiano per prigionieri di guerra di lingua inglese o russa. Mio padre, soldato semplice, era stato messo lì un po’ per fare da interprete, ma soprattutto per tenerlo d’occhio, perché di lingua madre inglese e cresciuto a Londra, dove aveva ancora madre e due sorelle.

Di lì a qualche giorno, non so se lo stesso fatidico 8 settembre o poco dopo, gli è stato ingiunto di aderire alla repubblica di Salò. Lui ha rifiutato. Da carceriere si è ipso facto trasformato in carcerato. Rischiando quindi di partire per qualche campo “di lavoro” tedesco. E magari mia madre e io con lui.

È riuscito a scappare dal campo con alcuni prigionieri russi tagliando la rete, ci ha raggiunto e rocambolescamente portato fino a casa di suo padre, in provincia di Como, da dove, essendo un disertore e quindi passibile di fucilazione, si è rifugiato in Svizzera. (E non pare che gli svizzeri si siano comportati con quegli esuli meglio di quanto si stanno comportando certi luridi personaggi italiani nei confronti degli esuli di oggi.)

Quel terrificante viaggio in bicicletta e treno è il primo ricordo che porto inciso nella mente: avevo poco più di quattro anni. Soltanto un ricordo, che ho voluto aggiungere qui in questa giornata di vergogna universale in memoria dell’onestà e del coraggio di mio padre. Noi quattro Biondi non siamo MAI stati fascisti, io, unico rimasto, non lo sarò MAI!

domenica 14 gennaio 2018

Perdere la Trebisonda


Questa volta è andata bene, l'aereo della turca Pegasus è rimasto lì fra color che son sospesi e nessuno si è fatto male, quindi il pilota non ha "perso la Trebisonda" fino alle estreme conseguenze.
Perché proprio questo era il significato originale del vecchio motto italiano. Lo hanno creato nel Medioevo i marinai delle navi che trasportavano merci nel Mar Nero verso Costantinopoli provenendo dall'antica Tana (la greca  Τάναϊς, Tánaïs).
Era una città della Palude Meotide, il Mar d'Azov, alla foce del Don, importante terminale della Via della Seta settentrionale; colonia genovese e prima ancora veneziana, tant'è vero che da lì iniziarono i loro viaggi verso la Cina i tre Polo.
Per raggiungere Costantinopoli, le navi, uscite dalla Meotide (Azov), attraversavano il Mar Nero fino alla costa settentrionale dell'Anatolia avendo come punto estremo di riferimento Trebisonda, la greca Τραπεζούντα (Trapesunta), ora Trabzon, per poi proseguire a ridosso della costa fino all'imbocco del Bosforo e da lì raggiungere i ricchi fondachi (veneziani e genovesi) del Corno d'Oro a Costantinopoli.
Ma il Mar Nero è infido, flagellato da furibonde tempeste, e se il nocchiero "perdeva la Trebisonda", ovvero non riusciva riparare in quell'estremo riparo a Oriente, la sua nave si perdeva nell'ansa della Colchide e nessuno la vedeva più se non presumibilmente i pirati georgiani…