mercoledì 18 agosto 2021

Anni Settanta. Fotografando pitture rupestri nel Tassili algerino…




Da Güle gule. Parti con un sorriso:

« Raggiunta la base dell’altopiano delle pitture ho quasi un mancamento. Quella che dobbiamo affrontare non è una distesa di sabbia, sia pure in salita, ma un’immensa, interminabile pietraia scoscesa. Il targui l’affronta come una gazzella con i suoi piedoni nudi, ma le mie espadrillas scivolano come sul ghiaccio. E continuano a scivolare per le tre o quattro ore della salita. Ho i piedi in fiamme. A metà strada il thermos è già quasi vuoto.

Come Dio vuole raggiungiamo la vetta, e a quel punto ogni fatica e tormento svaniscono. Siamo circondati dalla storia plurimillenaria del deserto. Figure coloratissime o in semplice ocra, animali favolosi o fin troppo reali, ma che nel deserto non si vedono dalla notte dei tempi. E figure para-umane. Tra di esse i famosi “marziani”. Si può ridere finché si vuole, ma io mi riempio di brividi e da quel giorno non ho più dubbi che gli extraterrestri siano atterrati lì, chissà quando.


Molte delle figure para-umane hanno una sfera attorno alla testa, e dalla sfera partono due tubi. Basta aver visto un solo film di fantascienza: sono alieni. La sabbia è cosparsa di macine millenarie, con i loro pestelli. Emozionato ed esausto, imito la guida e mi accascio all’ombra di una delle singolari tettoie di roccia bionda cosparse di figure e sonnecchio, mentre lui gioca con un ragazzino, emerso non si sa da dove, a una specie di dama con pietruzze su una scacchiera disegnata nella sabbia… »

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