Dal mio "Güle güle. Parti con un sorriso:
« Intanto però assisto a un altro miracolo dell'economiadi scambio sahariana. Siccome gli aerei non atterrano, la banca è rimasta senza liquidi. Ma a nessuno fa né caldo né freddo. In cambio delle nostre banconote europee il soffocante bugigattolo bancario emette tanti minuscoli foglietti di carta con scritto a mano quanto valgono. Il tutto garantito da un timbro. I negozianti li accettano senza battere ciglio, dandoci come resto altri foglietti timbrati di valore più piccolo oppure rilasciandoci note personali di credito, garantite dal loro nome. Le accettano tutti, anche il Bibendum, che continua allegrissimo a darci kuskus condito con pacche sulla schiena. Le accetta anche il benzinaio. L'unico problema è riuscire a finirle tutte mentre si è lì, poiché si tratta evidentemente di una micro-economia monetaria autarchica a brevissimo raggio. Diventiamo tutti molto bravi a fare i conti al centesimo di dinaro. Ma riuscirò mai a ripartire?
Non ne dubito, prima o poi un aereo passerà, atterrerà, mi caricherà e mi riporterà ad Algeri. Da lì all'Italia sarà uno scherzo. Alla Pro Loco mi hanno assicurato che i foglietti della banca saranno accettati anche in cambio di un biglietto dell'Air Algérie. Ma c'è un problema: se il sospirato Convair non atterra in un lasso di tempo ragionevole, mi rimarrà sufficiente valuta europea per recarmi alla banca e farmela convertire in un numero di foglietti sufficienti a comperare il biglietto? Sono francamente preoccupato.
Invece non ne ho motivo. I djinn delle pitture rupestri hanno molto approvato il mio comportamento e deciso di aiutarmi. Una sera, mentre seduto sotto una palma sto per l'ennesima volta facendo i conti del mio eseguissimo peculio, vedo entrare nel cortile delle zeribas una Land Rover lunga con targa francese. Provo un moto di sollievo e speranza, che però si converte subito in sgomento. Dalla camionetta smontano, uno dopo l'altro, cinque passeggeri. Un uomo, tre ragazzi e una ragazza, bellissima. Se non c'era posto sull'auto della reincarnazione di Lord Kitchener, che viaggia da sola, e non ce n'era neanche su quelle dei teneriani, che viaggiano a due a due, com'è possibile che mi carichi un'auto che ha già cinque passeggeri? Inoltre i cinque saranno diretti a Nord o a Sud, a Est, a Ovest?
La sera ci troviamo soltanto loro e io a cena dal gargottaro pneumatico e ambiguo. Attacchiamo subito discorso e tra noi nasce un'immensa simpatia. Sono un padre, due figli, un cugino. La ragazza, oltre a essere la fidanzata del più grande dei figli, è addirittura parente del re dell'Afghanistan, ha vissuto parecchio tempo a Roma e parla perfettamente l'italiano, oltre che l'inglese, il francese, l'afgano e chissà quante altre lingue, compreso un arabo evidentemente perfetto, visto il modo deferente in cui Bibendum e servetti pendono dalle sue labbra.
L'esperienza mi ha ammaestrato. Non dico che sto cercando un passaggio, ma che sto aspettando l'aereo da un secolo e sono un po' stufo. Aereo? mi chiede il padre con l'aria di un discendente del Re Sole. Venire fino a qui per poi andarsene in aereo? Non è meglio in auto?
Non ho dubbi che sia meglio, più avventuroso, interessante, emozionante eccetera eccetera, ma l'auto non ce l'ho, quindi bisogna che qualcuno mi porti. E, a quanto pare, qualche camion fa la spola fra qui e Tamanrasset, ma non affrontano la pista del Nord. Come faccio? Sono costretto, violentato, forzato a prendere l'aereo.
Vieni con noi, dice semplicemente il francese. Domani partiamo per il Nord.
Signori Mahaim, ho invaso la vostra Land Rover e bevuto la vostra acqua. Poi ho afflitto anche le vostre case di Parigi e in Bretagna, ospitandovi in cambio nella mia temporanea dimora di Firenze. Qualche anno più tardi ci siamo inopinatamente incontrati di nuovo alla Fiera del Libro di Francoforte, ma poi ho perso le vostre tracce, non vi trovo nemmeno in Internet. Chissà mai che questi miei lontani ricordi non possano servire a ritrovarvi. La gratitudine che ho per voi è eterna, vorrei esprimervela ancora una volta di persona. Amen.
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