Sebastiano Vassalli nel 1976 a un convegno a Orvieto |
Nella primavera del 1995 Sebastiano Vassalli pubblicò il romanzo 3012, che fu promosso all’insegna dell’ODIO. Proprio: un romanzo sull’ODIO. In realtà non era precisamente così, ma, insomma, il Vassalli ci teneva, e il messaggio promozionale funzionò egregiamente.
Io tra le tante cose che facevo per sopravvivere collaboravo a “Class”, diretto dal diavolone vulcanico di nome Paolo Pietroni. Adorava letteralmente l’ODIO, lo considerava anche lui il motore del mondo. Mi spedì subito a Biandrate, tra le risaie del novarese e le rane, a intervistare l’autore.
Con Sebastaiano Vassalli eravamo amici, veramente amici, da quasi 30 anni. Era tra l’altro stato il mio primo editore: nel 1973 aveva pubblicato le mie poesie nella sua collana sperimentale “Ant Ed”. Accettò dunque di buon grado di farsi intervistare e l’intervista fu pubblicata su un numero di “Class” della primavera/estate di quell’anno, non ricordo quale.
In questi giorni ho fortunosamente ritrovato la cassetta con la conversazione registrata, l’ho riascoltata e l’ho trovata molto, molto gustosa. Peccato che, finito il nastro di 46 minuti, io abbia rinunciato a inserirne uno nuovo, perché ce ne siamo dette tante altre ancora più gustose.
Ma, non essendoci nastro, ci siamo un po’ lasciati andare sui nostri ODI personali, quindi è forse meglio che il tutto sia stato inghiottito dall’oblio. Mi ha detto cose al vetriolo sui suoi rapporti con certi autori di Einaudi, nome e cognome. Meglio così, silenzio…
L’ho messa online sul mio sito. È lunghetta, 47 minuti, ma se può interessare…
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